Etica, diritti umani e dispositivi di potere nella clinica


La clinica psicologica nasce quando entriamo in relazione con le persone, con le loro storie e con i sistemi culturali e istituzionali in cui vivono. Ogni incontro terapeutico, però, è attraversato da forme di potere — simboliche, linguistiche, diagnostiche, sociali — che il terapeuta deve saper riconoscere per evitare che si trasformino in strumenti di controllo o di esclusione. La prospettiva sistemica, insieme alla cornice internazionale dei diritti umani, ricorda che la dignità è il primo movimento etico: guardare l'altro senza colonizzarlo con le nostre categorie, senza imporre valori, senza trasformare la cultura, il corpo o il sintomo in qualcosa da correggere.

In questo senso, i diritti umani sono parte di ogni gesto professionale e sono intrinsecamente legati all'intervento psicologico. Costituiscono un sistema — o meglio, una pluralità di sistemi — che accompagna ogni essere umano dalla nascita e che deve entrare a pieno titolo nella riflessione clinica.

Fare clinica significa allora accogliere la molteplicità dei mondi, ascoltare ciò che la cultura dell'altro rende possibile ed evitare quella "violenza gentile" che si manifesta quando riduciamo la differenza a patologia. Allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci che non lavoriamo solo con individui, ma anche con scuole, servizi, tribunali, comunità: sistemi che possono sostenere oppure ostacolare le persone. Per questo la responsabilità dello psicologo non riguarda soltanto la cura, ma anche la trasformazione dei contesti, la denuncia delle ingiustizie e la promozione di una cultura che difenda libertà, uguaglianza e dignità.

Eticamente, fare clinica significa creare spazi ospitali, teneri e non oppressivi, in cui il potere professionale diventi strumento di protezione e non di dominio, e in cui la relazione terapeutica possa generare possibilità nuove per la persona, la famiglia e la comunità. Significa scegliere, ogni volta, di porsi dalla parte della dignità umana e della giustizia relazionale.