Il piano clinico


A nostro avviso – come insegnano Gregory Bateson, Ernesto De Martino, Georges Devereux, Franz Fanon, Félix Guattari, Mary Douglas e Julia Kristeva – è riduttivo immaginare percorsi terapeutici disancorati dai contesti socioculturali in cui la clinica è immersa. Intervento clinico e modello terapeutico si influenzano reciprocamente, trasformandosi l'un l'altro.

I contesti transculturali rimandano alle differenze tra sistemi sociali e comunitari, ai modi di vivere, alle credenze e alle abitudini che caratterizzano i diversi gruppi umani. Di fronte a sistemi di credenze irrigiditi, la relazione transculturale funziona come un disgelo: produce movimento, mescolanza, espansione. I sistemi non sono mai statici; assistiamo continuamente a contaminazioni e creolizzazioni. Non è un fenomeno nuovo, ma è necessario uno sguardo nuovo, una consapevolezza indispensabile per la pratica terapeutica.

Un sistema patologico è un sistema congelato: ha fermato il tempo, ha perso capacità generativa. Tuttavia, proprio questa immobilità suscita nella terapia una curiosità paradossale, una meraviglia di fronte a un assetto che non cambia, che ripete i sintomi, che riproduce schemi discriminatori basati su genere, razza, età, salute o performatività. Questa meraviglia spinge la clinica a imparare dal sistema, ad ascoltarne le voci e i blocchi, favorendo trasformazioni che emergono dall'interno, senza imposizioni. L'inconscio sistemico è infatti sempre in attività, anche quando la struttura manifesta immobilità.

L'esperienza terapeutica richiede rispetto, curiosità e la rinuncia a interventi coercitivi. Uno degli insegnamenti chiave della nostra scuola riguarda la fiducia nella trasformazione dei sistemi attraverso la connotazione positiva: le stesse dinamiche patogene possono mutare quando cambia il contesto che le sostiene. Come afferma Bateson (1972), il doppio legame costringe il soggetto bloccato dal paradosso a compiere salti trans-contestuali, aprendo nuove possibilità evolutive. Questo orientamento ci permette di leggere i sintomi contemporanei nella loro fluidità.