Clinica della singolarità e delle differenze


La singolarità non è sinonimo di individualismo.
È la forma concreta che ogni esistenza assume all'interno dei propri legami, dei propri conflitti, delle proprie genealogie e delle proprie appartenenze. Una clinica attenta alla singolarità riconosce che non esistono biografie neutre: esistono storie situate, che parlano con i linguaggi dei contesti che le attraversano.

Una clinica delle differenze richiede quindi di:

  • ascoltare i dettagli, i minimi particolari che orientano il senso;

  • riconoscere che ogni sintomo parla la lingua del contesto da cui nasce;

  • evitare letture totalizzanti che riducono le variazioni a deviazioni dalla norma;

  • accogliere la complessità senza neutralizzarla né estetizzarla.

Le terapie che ignorano la singolarità producono disorientamento e sofferenza.
Quelle che la ascoltano generano possibilità di cambiamento.

Il nostro compito formativo consiste nell'accompagnare i futuri terapeuti a diventare lettori di contesti, capaci di interpretare i sintomi come narrazioni incarnate e non come oggetti da classificare. La clinica diventa così un incontro etico, non un'applicazione tecnica: un luogo in cui i significati si co-producono, le ipotesi si trasformano e le differenze diventano risorse per nuove forme di esistenza.